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QUI MA ALTROVE. L'ESSENZZA DELL'ASSENZA.

"Frammenti di un inconscio condiviso", seconda edizione, 2023

Presentazione, Livio Caruso_DDS (Artista - Già coordinatore di Centri Diurni del CISI di Gorizia)

6.

Il Qui ma Altrove. In questo catalogo è inserita una sostanziosa parte dedicata alla poesia. Vi sono alcune poesie di Federico Ielusich, che per l'occasione ha anche realizzato le immagini derivate dai suoi versi scritti. Sono inserite anche due poesie di Maurizio Gerini, l'artista goriziano scomparso nel 2018. Inoltre, l'opera proposta da Maria Fernanda Veron, una mixed media con sottofondo sonoro creato da Alberto Caruso, è stata appositamente realizzata per queste esposizioni considerando il concetto del transfert in psicanalisi, partendo dal concetto di Rimbaud: "Je est un autre - Io è un altro":

«Io è un altro. Se l'ottone si sveglia tromba, non è affatto colpa sua. Per me è evidente: assisto allo schiudersi del mio pensiero: lo osservo, lo ascolto: lancio una nota sull'archetto: la sinfonia fa il suo sommovimento in profondità, oppure d'un balzo è sulla scena. Se i vecchi imbecilli non avessero trovato, del "me stesso", soltanto il significato falso, non avremmo da spazzar via i milioni di scheletri che, da sene proclamano gli autori!»

«Voglio essere poeta, e mi sforzo di diventare veggente: mi rendo conto che non riuscite a capirmi, ma non saprei come spiegarmi ulteriormente. Si tratta di raggiungere l'ignoto attraverso lo sgretolamento di tutti i sensi. Le sofferenze sono indicibili, ma è necessario essere forti, essere nati poeta, e io mi sono riconosciuto poeta. Non è colpa mia. È falso dire: io penso; si dovrebbe dire: Mi si pensa. – Scusi il gioco di parole. Io è un altro.»

«Quindi, tanto peggio per il pezzo di legno che si ritrova violino!».

Leggere con Lacan l'affermazione "Io è un altro" significa ammettere che l'origine del soggetto non è l'interiorità, bensì l'esteriorità, il contatto costante che l'Io ha con l'Altro, l'incontro con l'esterno, o meglio, gli incontri che, uno dopo l'altro, si stratificano e formano l'identità stessa del soggetto.

Quando Rimbaud afferma che "Io è un Altro", "Io è" e non già "io sono", è la soggettività in quanto tale ad essere messa in questione, se non addirittura negata, perché, in fondo, dire "Io è un Altro" significa ammettere che l'Io "non è padrone in casa propria" - per dirla con Freud - che ogni individualità è, in realtà, abitata da un'alterità, da un Altro che la perturba e la frammenta, da un abisso insondabile che assedia e tormenta.

https://arenaphilosophika.it/je-est-un-autre-lacan-lettore-di-rimbaud/

La questione dell'Io e l'altro (qui-altrove) è presa in considerazione, dal punto di vista lacaniano, anche da Anna Maria Dell'Agata:

[...] Diceva Lacan che sogno e opera d'arte si nutrono della stessa sostanza, anche se nascono con la complicità di diversi materiali. L'oggetto di entrambi è la verità dell'uomo, grande obiettivo degli studi e della tecnica psicoanalitica. [...]

[...] il gesto creativo risponda al profondo bisogno dell'umanità di cercarsi, come forma e come linguaggio, di pescare negli occhi dell'altro per capire il mondo e se stessi. Paradossalmente l'opera non si fa da soli, dunque non ha un solo autore, né tantomeno prevede un unico interprete delegato alla critica. [...]

Dell'Agata A. M., Discorsi sul ritratto e l'interpretazione, «ArteScienza», Anno IV, N. 8, pp. 247-264.

Dicendo che l'IO è il Qui e l'ALTRO è l'altrove, parliamo dell'universo mentale dell'uomo, della mappa psichica che permette di riconoscere, di riconoscersi, in un ambito astratto e al tempo stesso assolutamente concreto.

Nel realizzare le opere per queste esposizioni, osservandole risulta evidente che alcuni artisti abbiano interpretato il qui e l'altrove anche in senso geografico, urbanistico; ma anche attraverso oggetti assunti a simbolo, come il mare, il labirinto, la sedia, la porta, e molto altro. È particolarmente interessante e assai singolare che, nonostante molti non si conoscano di persona né attraverso internet, vari artisti abbiano utilizzato la stessa simbologia, soprattutto la sedia. Vuota o occupata, oppure attraverso un paradosso: una donna seduta ma la sedia è altrove; la sedia vuota ma piena di oggetti che riferiscono di qualcuno che è altrove; l'ombra di una persona seduta su una sedia a rotelle, ambedue altrove, non più esistenti; una donna-sedia, che alle spalle ha un mare, che la divide dai luoghi della sua origine; il mare come spazio e limite di separazione, di orizzonti sconosciuti e altrove, visti dal "Qui"; una persona seduta sulla sedia, sprofondata nei pensieri, in un'altra dimensione. In alcune incisioni, tra le forme e i segni astratti compaiono palazzi di città desolate, che parlano di una presenza-non presenza, dell'alienazione e della solitudine. Tutte queste declinazioni del "Qui ma Altrove" sono rappresentate in forma figurativa e ritrattistica. Più complesso percepire il qui e l'altrove nelle opere astratte o informali. Ciononostante, nel gesto, nella gestualità, nelle pennellate lunghe o corte, nervose o pacate, colorate o no, aperte o ingarbugliate, più o meno inconsce o pensate, si riscontra tutto il mondo inconscio dell'artista. L'opera è il Qui che rappresenta l'Altrove, il dipinto e l'artista, l'esterno e l'interno - o viceversa. La concretezza dell'opera rappresenta l'astrattezza dell'inconscio, del non visibile nel visibile del gesto.

E sul significato del dipingere il mare, sono illuminanti le parole di Rabindranath Tagore, nella poesia Sulla spiaggia di mondi senza fine, i bambini giocano (Londra, 8 ottobre 1966) nonché di Donald Winnicott, in Gioco e realtà:

«Nel mio scritto in onore di James Strachey dissi: Freud non aveva una sede nella sua topografia della mente per l'esperienza di ordine culturale. Egli conferì nuovo valore alla realtà psichica interna, e da ciò scaturì un nuovo valore per cose che sono reali e chiaramente esterne: Freud usò la parola sublimazione per indicare la strada verso una sede dove l'esperienza culturale ha senso, ma forse egli non arrivò a dirci dove nella mente ha sede l'esperienza culturale.

Ora io desidero allargare quest'idea e fare uno sforzo per formulare in maniera positiva qualcosa che possa essere criticamente esaminato. Userò per questo il mio personale linguaggio. La citazione di Tagore mi ha sempre affascinato... Quando cominciai ad essere freudiano, io seppi che cosa voleva significare. Il mare e la spiaggia rappresentano infiniti rapporti tra uomo e donna... poi come studioso del simbolismo inconscio, seppi che il mare è la madre e sulla riva del mare il bambino nasce. Nel frattempo giocavo con il concetto di "rappresentazioni mentali", e con la descrizione di queste in termini di oggetti e di fenomeni situati nella realtà psichica personale ritenuta interna; inoltre ho seguito l'effetto di come operino i meccanismi mentali di proiezione e dell'introiezione. Ora sono giunto all'argomento di questo capitolo e alla domanda: se il gioco non è né al di dentro né al di fuori, dov'è? Fui vicino all'idea che esprimo qui nel mio lavoro: "la capacità di star solo".»

7.

L'essenza dell'assenza: l'assenza dell'immagine, del visibile. L'inconscio, la spiritualità, la trascendenza, sono dimensioni che sentiamo potentemente ma non ne abbiamo conoscenza diretta, spesso non ne abbiamo consapevolezza. Sentiamo ma non sappiamo. Nel momento del silenzio, dell'immobilità, del sonno, avvengono in noi quei processi che ci permettono di entrare in contatto con tale assenza, che ci permette di captare e percepirne l'essenza, che tuttavia rimane in assenza di spiegazioni.

L'assenza di una persona!

L'assenza della parola, come nei primi mesi di vita. L'inconscio non parla, non pensa. Conosce ma non dice. Nell'artista l'inconscio dice, parla attraverso, il gesto, il segno, la superficie, il colore. Esprime l'ombra dell'oggetto, conosciuto non pensato. Queste ultime parole sono il titolo di un testo di Christopher Bollas[8], particolarmente attinente alle questioni dell'Io, del Sé, dell'Altro e del pensiero:

Christopher Bollas, L'ombra dell'oggetto. Psicoanalisi del conosciuto non pensato, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2018 (edizione originale: Christopher Bollas, The shadow of the object. Psychoanalysis of the unthought known, London, Free association books, 1987).

Il libro è suddiviso in tre sezioni: L'ombra dell'oggetto, Stati d'animo, e il Controtransfert.

Le declinazioni de "L'essenza dell'assenza" sono molteplici (sarebbero infinite).

Essenza. Assenza. Oltre. Nell'assenza si può ritrovare l'essenziale, nell'assenza di qualcosa si può rivalutare l'importanza della cosa stessa, nell'assenza della libertà si può ritrovare il legame con il nostro limite.

Quello che manca, a volte,

è quello che serve.

Una essenza fatta di oltre,

di infinite parti di un poi,

di quel poi

non ancora scoperto,

non ancora esplorato.

Manca il guardarsi,

e manca anche il saper guardare,

Manca il "come dovrebbe essere", perché basta il "com'è ".

Manchiamo di Avanti.

Manchiamo di coraggio.

Manchiamo di coraggio di avere paura.

Perché molte volte manchiamo di vivere.

*[9]

8.

Isole, labirinti, confini, limiti e altre dimensioni. La vita e l'inconscio impongono alla ragione di misurarsi e di trovare continuamente spiegazioni e soluzioni alle sollecitazioni che dal nostro interno affiorano verso l'esterno e viceversa.

L'artista trova nel suo creare una risposta concreta nell'opera realizzata, finanche fosse inspiegabile a parole.

Isole, labirinti, confini, limiti e altre dimensioni, sono i luoghi che da Qui ci portano Altrove.

Esiste un diritto, di cui spesso l'uomo ha bisogno, scarsamente conosciuto: il "diritto di fuga". Seppur poco considerato come termine di ragionamento, questo diritto viene largamente utilizzato, nel quotidiano, da ognuno di noi. Ci assentiamo, ci lasciamo andare - a volte fino alla regressione -, fuggiamo in Isole sconosciute, desiderate. Le raggiungiamo in solitudine, le vogliamo deserte, curative. Isole come rifugio, come cura.

Sono, così, come altre dimensioni, che si raggiungono attraverso il superamento di un limite, di un confine, di una misteriosa porta che ci introduce altrove.

A volte in percorsi tortuosi o magici o paurosi o splendidi. Queste strade sconosciute, che non sappiamo dove ci portano, ma la cui ricerca della via d'uscita, che sia a ritroso e conosciuta, oppure un nuovo pertugio, un inaspettato passaggio, si trasformano in nuova vita, in superiore consapevolezza. Questo cammino labirintico, a volte diviene una gabbia, una prigione anche dolorosa. Ed ecco nuovamente il diritto a fuggire, a cercare ancora.

Cos'è l'arte se non anche questo?


Note  piè di pagine:

[1] Psicoterapeuta, insegna Psicologia Dinamica alla Scuola di specializzazione a indirizzo analitico ATANOR (L'Aquila). È docente presso il Centro Studi di Terapia della Gestalt di Milano (CSTG). www.giorgioantonell

[2] Upanishad.

[3] Jean Nicolas Arthur Rimbaud (Charleville, 20 ottobre 1854 - Marsiglia, 10 novembre 1891) è stato un poeta francese.

[4] Giorgio Antonio Manganelli (Milano, 15 novembre 1922 – Roma, 28 maggio 1990) è stato uno scrittore, traduttore, giornalista, critico letterario, curatore editoriale e docente italiano, nonché uno dei teorici più coerenti della neoavanguardia.

[5] Emilio Servadio (Sestri Ponente, 14 agosto 1904 - Roma, 18 gennaio 1995) è stato uno psicoanalista, parapsicologo, esoterista e giornalista pubblicista italiano, uno dei fondatori della psicoanalisi italiana.

[6] Giuseppe Di Napoli (1952) insegna Metodologia progettuale della comunicazione visiva e Teoria e pratica del disegno prospettico all'Accademia di Belle Arti di Brera e Teoria della percezione e psicologia della forma all'Istituto Europeo del Design di Milano. Per Einaudi ha pubblicato Disegnare e conoscere. La mano, l'occhio e il segno (2004); Il colore dipinto. Teorie, percezione e tecniche (2006); I principi della forma. Natura, percezione e arte (2011); Nell'occhio del pittore. La visione svelata dall'arte (2016) e Leonardo. Lo sguardo infinito (2019).

[7] Giuseppe Di Napoli, Raffigurano o parlano? / L'immagine senza titolo, 12 marzo 2017, "Doppiozero" rivista culturale e casa editrice digitale.

[8] Christopher Bollas, nato il 21 dicembre 1943 negli Stati Uniti, è uno psicoanalista "indipendente" della British Psychoanalytic Society, vive e lavora a Londra.

[9] 26.05.2020 - https://laltrapartedime.altervista.org/lessenza-che-manca/

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